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giovedì 31 maggio 2012

Cos'è l' E-Commerce?


E' quella forma di commercio, che si avvale di un sito web per realizzare una transazione economica (ACQUISTO - VENDITA).
Con la diffusione delle reti telematiche e soprattutto di Internet è possibile vendere e acquistare un bene o un servizio servendosi di un computer. La forma più utilizzata di commercio elettronico, o e-commerce, si avvale di un sito che mette a disposizione un catalogo di prodotti (può trattarsi di un singolo produttore che apre il suo punto vendita in rete, o di un supermercato virtuale che offre prodotti di vario genere provenienti da produttori diversi) e consente l'acquisto on line; il pagamento del bene o servizio acquistato avviene comunicando via rete il proprio numero di carta di credito.
Le potenzialità dell'uso di Internet per il commercio elettronico sono però state principalmente sfruttate da nuove piccole imprese, nate espressamente in relazione alla rete, in origine dedite al fare incontrare domanda e offerta di ogni genere di merci. In particolare, questo è stato reso possibile dallo sviluppo dei browsers e delle caratteristiche dei linguaggi per la definizione di pagine HTML, che possono ora supportare forme di interazione da parte degli utenti sempre più sofisticate, dalla semplice composizione di moduli all'interazione con applet e script sul lato client, alla generazione dinamica di pagine HTML, alla possibilità di associare descrizioni dei dati (immagini, testi) a queste pagine sul lato server.
Sul lato dei servizi, particolare sviluppo hanno avuto i servizi bancari e finanziari, dalla semplice possibilità di interrogare il sistema informativo della azienda sulla propria posizione alla possibilità di compiere complesse transazioni, alla completa gestione, dall'accensione all'estinzione, di una posizione.
Un ostacolo allo sviluppo del commercio elettronico è la diffidenza del pubblico verso la possibilità di effettuare transazioni sicure su Internet. In questo ambito i due standard per garantire la sicurezza sono SET (Secure Electronic Transaction) e SSL (Secure Socket Layer), che consentono di effettuare transazioni elettroniche criptate e protette. In ambito europeo, per rispondere alle esigenze di sicurezza giuridica legate a questo tipo di commercio, è nato il Web Trader, un decalogo redatto dal Comitato Consumatori Altroconsumo, in collaborazione con analoghe associazioni di Belgio, Francia, Gran Bretagna, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna. Grazie a questa normativa, chiunque decida di comprare i prodotti messi in vendita dai siti europei di commercio elettronico potrà così avvalersi di precise garanzie: diritto di recesso dell'acquisto, rispetto dei termini di consegna, conoscenza dei fornitori, "protezione" dei propri dati personal (protocollo sicuro HTTPS), ecc.
In Italia, dopo un inizio scettico, le transazioni via Internet sono cresciute in maniera esponenziale.

Il più importante sito di e-commerce al mondo è eBay.


Come funziona l'e-commerce

Per meglio capire come funziona l'e-commerce :





mercoledì 30 maggio 2012

I luoghi del commercio: la fiera


 Una fiera è una manifestazione in cui si espongono dei prodotti al fine di poterli vendere.
Già nel Medioevo le fiere si svolgevano nel corso di feste locali e re e principi concedevano l'esenzione da dazi e gabelle rendendo così più convenienti i prezzi delle merci vendute. Questo privilegio creava l'afflusso di compratori, anche dai paesi vicini, attratti dalla possibilità di risparmiare.
Il privilegio della Fiera in latino "nundinas" era concesso o confermato ad un paese o città tramite apposito Diploma Regio o del feudatario regnante scritto su pergamena ed era munito di sigillo plumbeo nel cui interno vi era impresso a fuoco su ceralacca lo stemma araldico di chi lo aveva rilasciato. Nel Diploma era descritta la motivazione, il luogo e la data dove si teneva la fiera ogni anno, la durata (generalmente 8 giorni consecutivi) e le relative esanzioni (gabelle, dazi, ecc.). Importante era la funzione del Maestro della Fiera il quale, oltre a regolare lo scambio delle merci, aveva la giurisdizione criminale della città solamente relativa al periodo della fiera. Le fiere furono importantissime per lo scambio delle merci nei sec. XV-XVI-XVII-XVIII.
Esse si possono suddividere in due tipologie di manifestazioni:
  • Fiere campionarie, nelle quali vengono presentati dei prodotti, specialmente ad operatori del settore che possono essere interessati alla loro commercializzazione. Queste fiere non sono generalmente aperte al pubblico dei semplici curiosi. A titolo esemplificativo si possono ricordare, per l'Italia la Fiera del Levante, la Fiera di Milano, ecc...
  • Fiere popolari, intese come manifestazioni nelle quali vengono messi in vendita prodotti di varia natura e riservate agli acquirenti finali che le frequentano per acquistare a prezzi più bassi rispetto ai negozi tradizionali. Questo tipo di fiera si svolge normalmente nel corso di feste popolari, sia religiose che civili. Manifestazioni di questo tipo sono molto numerose e ad esse partecipano i venditori ambulanti che si spostano da una città all'altra a bordo di furgoni. In esse si respira sempre un'aria festosa portata dall'affluenza di un pubblico variegato e numeroso e alla presenza di molti bambini attratti dalle giostre e dai banchi che vendono dolciumi. Tra le più importanti in Italia e nell'intero arco alpino, va ricordata la Fiera di Sant'Orso di Aosta.


Commercio equo e solidale

ll Commercio Equo e Solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale; esso promuove giustizia sociale ed economica, sviluppo sostenibile, rispetto per le persone e per l'ambiente, attraverso il commercio, la crescita della consapevolezza dei consumatori, l'educazione, l'informazione e l'azione politica. Il Commercio Equo e Solidale è una relazione paritaria fra tutti i soggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: produttori, lavoratori, Botteghe del Mondo, importatori e consumatori.

Obiettivi del Commercio Equo e Solidale:

  • Migliorare le condizioni di vita dei produttori aumentandone l'accesso al mercato, rafforzando le organizzazioni di produttori, pagando un prezzo migliore ed assicurando continuità nelle relazioni commerciali.
  • Promuovere opportunità di sviluppo per produttori svantaggiati, specialmente gruppi di donne e popolazioni indigene e proteggere i bambini dallo sfruttamento nel processo produttivo.
  • Divulgare informazioni sui meccanismi economici di sfruttamento, tramite la vendita di prodotti, favorendo e stimolando nei consumatori la crescita di un atteggiamento alternativo al modello economico dominante e la ricerca di nuovi modelli di sviluppo.
  • Organizzare rapporti commerciali e di lavoro senza fini di lucro e nel rispetto della dignità umana, aumentando la consapevolezza dei consumatori sugli effetti negativi che il commercio internazionale ha sui produttori, in maniera tale che possano esercitare il proprio potere di acquisto in maniera positiva.
  • Proteggere i diritti umani promuovendo giustizia sociale, sostenibilità ambientale, sicurezza economica.
  • Favorire la creazione opportunità di lavoro a condizioni giuste tanto nei Paesi economicamente svantaggiati come in quelli economicamente sviluppati.
  • Favorisce l'incontro fra consumatori critici e produttori dei Paesi economicamente meno sviluppati.
  • Sostiene l'autosviluppo economico e sociale.
  • Stimolare le istituzioni nazionali ed internazionali a compiere scelte economiche e commerciali a difesa dei piccoli produttori, della stabilità economica e della tutela ambientale, effettuandocampagne di informazione e pressione affinché cambino le regole e la pratica del commercio internazionale convenzionale.
  • Promuove un uso equo e sostenibile delle risorse ambientali.
Il documento che costituisce una sorta di "manifesto" del commercio equo solidale italiano è la Carta Italiana dei Criteri del Commercio Equo e Solidale.

I Fenici e il commercio della porpora

I Fenici furono un popolo originariamente insediatosi sulle coste orientali del mar Mediterraneo, nei pressi dell'attuale Libano, e del quale si ha notizia fin dal XXI secola a.C..La civiltà fenicia viene ricollegata ai Cananei dell'antica Palestina, che abitarono nel sud della stessa regione, essendo nei fatti i fenici indistinguibili per lingua (se non per variazioni dialettali) e cultura dal resto dei popoli cananei.
Essi furono soprattutto un popolo di navigatori: conoscevano e sapevano tracciare le rotte ed erano in grado di navigare di notte, prendendo come riferimento la Stella Polare. Praticavano la navigazione sottocosta, per poter attaccare i nemici in caso di difficoltà, fare rifornimento di acqua dolce e viveri e commerciare con le popolazioni locali.Essi commerciavano di tutto dalla Porpora, una loro invenzione, ai metalli fino ad arrivare anche al commercio degli schiavi, infatti, fu la prima civiltà a commerciare schiavi in tutto il Mediterraneo. Inoltre essi furono i primi a commerciare i METALLI (oro, argento, rame, stagno, ferro,per le armi, bronzo). La loro rete di scambi, che all'inizio non andava più in là dell'Egitto e delle Mesopotamia, si allargò progressivamente, di pari passo con i progetti tecnici nella costruzione delle imbarcazioni e nella navigazione. Le loro navi arrivavano a superare anche lo stretto di Gibilterra, da un lato, le coste africane bagnate dall'Atlantico dall'altra, probabilmente raggiungendo anche le coste Britanniche. Questo favoriva un grande sviluppo della società sotto tutti i punti di vista, perchè si arricchivano. non era una società chiusa perchè commerciavano e quindi erano sempre in contatto con nuove popolazioni. acquisirono nuove nozioni che non solo servirono per le comunicazioni ma servirono anche per uso bellico (come l'invenzione della prima nave da combattimento).
Le campagne producevano beni di sussistenza, la città invece era la sede di attività commerciali, politiche, artigianali…
Una preziosa risorsa del commercio fenicio era il legname: i cedri del libano erano preziosi, e molto ambiti dagli Egiziani, che si rifornivano stagionalmente nei porti fenici. Era un commercio molto redditizio perché in cambio ricevevano molti beni destinati al mercato nazionale e internazionale. E’ nella fase di transizione tra Bronzo Recente e inizio del Ferro che il commercio marittimo si sviluppa in tutto il mediterraneo, poiché sono alla ricerca di nuovi mercati e nuove fonti di metallo, ferro in particolare.
La tipica nave mercantile fenicia è chiamata gaulos, è spinta da una sola vela rettangolare e può portare massimo una ventina di persone.

Il commercio della porpora
Tra gli apprezzati prodotti dell'artigianato fenicio, i più famosi erano forse le stoffe tinte in color rosso porpora. I Fenici avevano raggiunto una notevole perizia nell'arte della tintura, e i tessuti così tinti erano apprezzati a tal punto da divenire indice di ricchezza e raffinatezza. L'industria della porpora ebbe una tale importanza economica e storica, che con il colore del prodotto (phoinix=rosso) si connotò il nome stesso dei Fenici. Era una attività rivolta alla tintura indelebile, e perciò pregiata, di stoffe di lana o lino, che utilizzava un pigmento ottenuto da molluschi del genere murex, reperibili nei bassi fondali delle coste del Mediterraneo. La città di Tiro primeggiava in questa attività: come ricorda Plinio il Vecchio "A Tiro si trova la migliore porpora dell'Asia". La scoperta della porpora era narrata da un mito. Melquart (equivalente al greco Eracle), fondatore e dio della città di Tiro, inventò questo procedimento di tintura per fare un dono ad una ninfa di nome Tiro. Essa, durante una passeggiata lungo la spiaggia aveva ammirato il colore sprigionato dal succo di un mollusco e aveva rifiutato la proprie grazie al dio fino a quando non le avesse fatto dono di una veste di quel colore. Ma come si arrivava al pigmento per tingere le stoffe? Le modalità di lavorazione erano le seguenti. Dopo avere pescato i molluschi, forse con nasse, questi venivano messi in ampie vasche; infrante le conchiglie che ricoprivano i molluschi, essi subivano in processo di macerazione, durante il quale si otteneva il pigmento. A questo punto si diluiva il colore con acqua di mare, a seconda dell'intensità della gradazione desiderata, dal rosso cupo al violetto. Gli scavi hanno messo alla luce, alla periferia di centri urbani fenici, enormi cumuli di gusci infranti, i resti della lavorazione della porpora, che avveniva fuori degli abitati per il cattivo odore emanato dal prodotto durante le prime fasi della lavorazione. Per tutto il mondo classico la porpora e le stoffe così tinte rimasero connesse con l'immagine del lusso e del potere civile e religioso, di cui furono il simbolo. Nella prima età imperiale romana la porpora, anche per i suoi altissimi prezzi, era riservata agli imperatori, ai senatori e ai sacerdoti. Il suo fascino rimase intatto per secoli, fino alle ultime fasi del mondo antico quando ormai era riservata solo all'imperatore e alla sua famiglia. L'imperatore d'Oriente Teodosio II (401-450 d.C.), come si legge nel suo famoso codice, stabilì l'invio di funzionari presso le manifatture di porpora fenicie per vigilare contro ogni frode, perché "Ogni persona, di qualsiasi sesso, rango, mestiere, professione o famiglia dovrà astenersi dal possedere quel genere di prodotto, che è riservato solo all'Imperatore e alla sua Famiglia.

martedì 29 maggio 2012

La Rivoluzione Commerciale

La rivoluzione commerciale è il nome con il quale si indica tutta una serie di mutamenti socioeconomici registratisi in Europa dal XI secolo in poi e che sono i preamboli della rivoluzione industriale.
  • Nascita di due nuovi concetti di proprietà: l'affitto e la mezzadria. Questi due concetti permettono al contadino di coltivare i prodotti secondo la domanda di mercato.
  • Eccedenze nel settore agrario che vengono investite nel commercio e successivamente nell'industria.
  • Espansione delle rotte commerciali verso l'Estremo Oriente e nascita della Via della Seta. In Europa nascita del panni di lana come bene di scambio con l'Oriente.
  • Nascita del Razionalismo economico (cioè ricerca della massima produttività possibile nei tempi più brevi e i costi minimi possibili).
  • Ampliamento del mercato (dovuto anche agli investimenti dal settore agragrio, vedi punto 2) e nascita della concorrenza.
  • Agevolazioni nel commercio con l'introduzione di contratti di compagnia, contratti di assicurazione, partita doppia, assegni, cambiali, conti corrente, lettere di corrispondenza, ecc.
  • Introduzione della discriminazione dei noli,  cioè somme di denaro (diversificate secondo la merce in questione) da pagare ai mercanti per trasportare le merci. Per merci meno costose venivano fatti pagare noli più piccoli e viceversa.
Durante la Rivoluzione Commerciale vengono diffusi trattati riguardanti la contabilità. Uno dei più importanti è nel 1494 con la pubblicazione de La Summa de Aritmetica, Geometria, Proportioni e Proporzionalità del Pacioli .

sabato 26 maggio 2012

La Via dell'Ambra

Una pietra gialla un po’ trasparente e leggera lasciata dal mare è stata scoperta lungo il litorale del Mar Baltico cinque mila anni fa.
La diffusione di questo nuovo materiale ed il suo commercio attraverso il continente europeo coincise con l’inizio dell’età del bronzo dei popoli baltici e centroeuropei.
Circa nel 1600 a.C., quando le popolazioni dell’Europa centrale iniziarono le intense relazioni commerciali con i Micenei, l’esportazione dell’ambra diventò un fenomeno importante come dimostrano i tanti reperti di collane, bracciali e pendagli trovati nelle tombe del periodo miceneo.
I Greci chiamarono questa pietra electron con il significato di “il brillante, il luminoso”e quindi la consideravano come la “sostanza del sole”.
Nel 600 a.C. Talete di Mileto scopre le sue proprietà elettriche, strofinando un pezzo di ambra si accorge che il materiale attira a sé piccoli frammenti di stoffa e di carta, caratteristica dovuta all’accumulo di elettricità statica causata dall’attrito sulla superficie del materiale. Grazie a questa particolarità dall’antico nome greco dell’ambra, electron, è derivato il termine attuale “elettricità”.
Questa strana pietra molto leggera, calda al tatto, combustibile trasparente, di colore giallo luminoso diventa un centro di interesse non solo per i commercianti o gli scienziati, essa entra nel mondo dell’arte, della poesia e della letteratura.
Omero racconta che grani di ambra erano in una collana di Penelope(Odissea, XVIII, par.295-296) mentre Sofocle crea addirittura un mito, il mito di Melagro, dove perle di ambra erano le lacrime versate dalle sorelle di Melagro per la sua morte. E diventarono ancora perle di ambra le lacrime delle Eliadi, le sorelle di Fetonte che accorsero sulle rive dell’Eridano quando precipitò con il carro.
Nel I sec d.C. troviamo che l’ambra è citata nel libro XXXVII della Storia Naturale di Plinio il Vecchio con indicazioni terapeutiche.
Tacito nella sua opera ‘Germania’ così ne parla:
sulla riva destra del mare suebico (Baltico )vivono le tribù degli Aestii, uniche tra i Germani, raccolgono tra i flutti e sulle spiagge l’ambra, che chiamano “gleso”. Gli Aestii non ne conoscono l’origine e non sanno che farsene: la raccolgono allo stato grezzo, la trasportano non ancora lavorata e stupefatti incassano il compenso.
Nel I sec. d.C. il traffico dell’ambra attraverso l’Europa centrale era controllato prevalentemente dalle popolazioni locali e seguiva le stesse vie dell’epoca micenea, mentre nel medio evo sono i Cavalieri Teutonici che si fanno a protezione di questo commercio .
Il viaggio iniziava dalla foce della Vistola, nella penisola di Samland, da dove risalendo il corso d’acqua si arrivava al fiume Warta, poi s’imboccava l’affluente Prosna fino al corso superiore dell’Oder in Slesia, quindi lungo la Morava fino al Danubio. All’imbocco della Morava con il Danubio si trovava Carnutum (l’attuale Petronell nell’Austria orientale meridionale), importantissimo centro commerciale centro-europeo e crocevia di quasitutte le vie commerciali europee.
Da Carnutum l’ambra veniva distribuita e mandata in Pannonia (l’attuale Ungheria), nella Jugoslavia settentrionale e, in Italia, ad Aquileia dove erano ubicati dei centri manifatturieri molto importanti. In realtà, attraverso l’Europa, le vie seguite dai commercianti d’ambra erano abbastanza numerose e spesso si avvantaggiavano della presenza di grandi fiumi navigabili. In generale si può affermare che ogni cultura ha avuto una sua via dell’ambra.
L’ambra è la più giovane fra le pietre preziose, anzi è preziosa senza essere una pietra vera e propria in quanto è molto leggera e facilmente scalfibile. In origine era una resina vegetale che con il passare di tanti secoli si è trasformata in un fossile così singolare e unico per il quale non potevano che nascere tante affascinanti leggende.

La Via dell’Ambra è ancora percorribile ai tempi nostri. Oggi viene organizzato un affascinante itinerario turistico che solca l’Europa da Nord a Sud per 418 chilometri; ha il suo cuore più antico e famoso proprio in Repubblica Ceca e in particolare tra le alture e le pianure della Moravia.

Alcuni principali enti ed istituzioni del commercio


Camera di commercio: La camera di commercio è un ente che associa le imprese di un determinato territorio per tutelare i loro interessi collettivi, creare opportunità di affari e prestare loro eventuali altri servizi.
L'ambito territoriale di riferimento di una camera di commercio è molto variabile: può andare da una città ad una circoscrizione di livello intermedio fino ad un intero stato; esistono inoltre camere di commercio internazionali. Anche il numero di imprese aderenti può variare notevolmente, dall'ordine delle decine fino a quello delle centinaia di migliaia.
Esistono nel mondo due modelli di camera di commercio: quello pubblicistico e quello privatistico.
Nel primo, che prevale tra i paesi di civil law (ad esempio, Italia, Francia), la camera di commercio è un ente pubblico al quale le imprese sono obbligate ad aderire, sicché la quota associativa che versano ha carattere parafiscale. Queste camere di commercio possono avere anche funzioni consultive nell'ambito dei procedimenti per l'adozione di atti normativi o provvedimenti che riguardano le imprese.
Nel modello privatistico, tipico dei paesi di common law (dove si usa talvolta la denominazione board of trade) ma presente anche altrove (ad esempio, in Belgio), la camera di commercio è un'associazione di diritto privato alla quale le imprese aderiscono volontariamente. Anche queste camere di commercio possono partecipare alla formulazione di politiche pubbliche , ma, a differenza delle precedenti, non per una funzione loro formalmente attribuita ma per l'azione che svolgono quali gruppi di pressione.
Camera di commercio italiana: http://www.camcom.gov.it/

Confcommercio: Confederazione Generale Italiana del Commercio, del Turismo, dei Servizi, delle Professioni e delle Pmi, costituisce l'organismo di rappresentanza delle imprese che sono impegnate nel commercio, nel turismo e nei servizi.
Attualmente rappresenta circa 820.000 imprese ed è diramata sul territorio italiano tramite le varie agenzie ASCOM (Associazione dei Commercianti, degli Operatori e dei Servizi) provinciali.

 Federconsumatori: Federazione nazionale di consumatori e utenti - è un'associazione senza scopo di lucro, e di promozione sociale, autonoma e democratica, promossa nel 1998 dalla CGIL.
Fa parte del CNCU e dell' IntesaConsumatori insieme ad ADOC, Codacons e Adusbef.
Dal 2005, in seno al Congresso Nazionale dell'Associazione, è stato adottato un nuovo Statuto che definisce le cariche associative, e individua nelle federazioni provinciali e nelle associazioni regionali le cellule della struttura, operante con circa 2.000 sportelli in tutta Italia.
La Federconsumatori persegue, attraverso l'impegno volontario dei soci, attività di promozione sociale mediante opera di sostegno, formazione, informazione e tutela di tutti i cittadini nella loro qualità di consumatori, risparmiatori e utenti, promuovendo la legalità del mercato, la tutela della salute, la sicurezza e la qualità dei prodotti e dei servizi, il diritto ad una informazione corretta e adeguata, la lealtà e la chiarezza della pubblicità, l'erogazione di servizi di interesse pubblico secondo standard di qualità e di efficienza, la difesa degli interessi economici e patrimoniali, la tutela del risparmio ed il contrasto all'usura nell'ambito della legislazione vigente.

La Via della Seta

Basta il nome per evocare emozioni straordinarie e far viaggiare l’immaginazione su sconfinati scenari naturali. La Via della Seta condensa, in un’unica espressione, secoli di storia e di avvenimenti che hanno segnato il destino di popoli e culture.
Per Via della seta si intende il reticolo, che si sviluppava per circa 8.000 km, fatto di itinerari terrestri, marittimi e fluviali lungo i quali nell'antichità si erano snodati i commerci tra gli imperi cinesi e l'Occidente. Le vie carovaniere attraversavano l'Asia centrale e il Medio Oriente, collegando Chang’an (oggi Xi'ann), in Cina, all’Asia Minore e al Mediterraneo attraverso il Medio Oriente e il Medio Oriente. Le diramazioni si estendevano poi a est alla Corea e al Giappone e, a Sud, all’India. Il nome apparve per la prima volta nel 1877, quando il geografo tedesco Ferdinand von Richthofen (1833-1905) pubblicò l'opera Tagebucher aus China. Nell'Introduzione von Richthofen nomina la Seidenstraße, la «Via della seta».
La destinazione finale della seta che su di essa viaggiava (non certo da sola ma insieme a tante altre merci preziose) era Roma, dove per altro non si sapeva con precisione quale ne fosse l’origine (se animale o vegetale) e da dove provenisse. Altre merci altrettanto preziose viaggiavano in senso inverso, e insieme alle merci viaggiavano grandi idee e religioni in entrambi i sensi, Manicheismo, e Nestorianesimo verso Oriente. Sulla Via della seta compì un complesso giro quasi in tondo anche il Buddhismo, dall’India all’Asia Centrale alla Cina e infine al Tibet (il tutto per trovare itinerari che permettessero di evitare le quasi invalicabili montagne dell’Himalaya).
Questi scambi commerciali e culturali furono determinanti per lo sviluppo e il fiorire delle antiche civiltà dell'Egitto, della Cina, dell'India e di Roma, ma furono di grande importanza anche nel gettare le basi del mondo moderno.
La via della seta terrestre si divideva in due fasci di strade, uno settentrionale e uno meridionale.
Sempre partendo da Chang'an ovvero Xi'an, salivano in direzione nord ovest attraversando l'attuale provincia cinese del Gansu (in parte anche navigando sul Fiume Giallo) fino a Dunhuang, importantissimo centro buddista con le celebri Grotte di Magao. Lì si divideva in tre rami. Uno aggirava il deserto Taklamakan a sud (ai piedi del Tibet). Il secondo invece lo aggirava a nord (ai piedi dei TianShan, ovvero Monti Celesti). Questi due rami si riunivano a Kashgar. Il terzo ramo, invece, raggiunta Turpan attraversava i TianShan in direzione di Alma Ata (odierno Kazakistan). Tutti questi percorsi si riunivano poi nell’antica Sogdiana e da lì proseguivano attraverso quelli che oggi sono Uzbekistan , Afghanistan ,Turkmenistan e Iran fino a Baghdad e poi (in buona parte sfruttando l’Eufrate) fino al Mediterraneo.
Un altro sotto-ramo, ancora più settentrionale, viaggiava lungo il fiume Oxus (oggi Amu Darya), passava tra Mar Caspio e Aral e raggiungeva la penisola di Crimea nella località detta La Tana. Quindi, attraversando Mar Nero e Mar di Marmara raggiungeva Bisanzio-Costantinopoli e, navigando nell’Egeo settentrionale, nello Ionio e nell’Adriatico arrivava fino a Venezia. È infatti La Tana la meta del primo viaggio dei fratelli Polo, padre e zio di Marco. Ma questo avveniva evidentemente in tempi molto più recenti. A quel punto la produzione della seta era già avventurosamente arrivata in Europa.
I percorsi meridionali sono essenzialmente un grande percorso che in Cina scende a sud per attraversare il Sichuan e raggiungere il Pakistan fino all’Oceano Indiano. Da molti porti di queste coste essa proseguiva poi per l’Occidente (Mar Rosso attraverso Aden e Golfo Persico]] attraverso lo Stretto di Hormuz), innestandosi a un certo punto persino su quello che fu l’itinerario marittimo di Nearco, ammiraglio di Alessandro Magno, nel viaggio di ritorno dalle terre dell’Indo. Se non risalivano il Golfo Persico, le merci attraversavano infine la Persia su varie direttrici raggiungendo comunque Baghdad e così via.
Il percorso dei fiumi Oxo e Iassarte e del fiume che anticamente collegava il Lago d'Aral al Mar Caspio rappresentava una via fluviale molto importante per il trasporto delle merci lungo la Via della Seta. Terminale di tale via era la città di Saraj che sorgeva presso l'odierna Volgograd.
L'ultimo segmento ferroviario della Via della Seta terrestre (su un itinerario per altro piuttosto spurio) venne completato nel 1992 con l’inaugurazione della  ferrovia internazionale da Almaty (Kazakistan) a Urumqi (Xinjiang o Turchestan cinese). Da Urumqi si può poi raggiungere in treno ogni zona della Cina, ivi inclusa dall’estate del 2006 Lhasa, capitale del Tibet, con la Ferrovia del Tibet.
La via della seta marittima partendo dalla Cina settentrionale raggiungeva quella meridionale, estendendosi agli odierni stati delle Filippine, di Brunei, Siam,  Malacca, Ceylon, India, Iran, Iraq, Egitto, Giordania, Siria, Italia. Il7 agosto 2005 si è reso noto che l'Antiquity and Monument Office di Hong Kong sta pensando di proporre la via della seta marittima come patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.

mercoledì 23 maggio 2012

"Il giovedì nero"


Il giovedì nero (24 ottobre del 1929) è stato il primo giorno in cui con chiarezza si andò profilando il più rovinoso crollo di Wall Street della storia, dopo alcuni anni di boom. Di lì a pochi giorni il crollo della borsa sarebbe diventato incontrollabile. Il giovedì è identificato come la prima delle giornate di contrattazione che definiscono il panico del 1929.

Il crollo del giovedì seguì ad una serie di giorni negativi sul mercato delle contrattazioni dei titoli. Il lunedì 21 ottobre (dopo una cattiva seduta già il sabato precedente) era stato un giorno molto negativo. Quel giorno le vendite ammontarono a 6.091.879 seminando preoccupazione tra gli azionisti e tra gli stessi speculatori. Quel giorno Irving Fisher dichiarò a New York che la caduta aveva rappresentato "l'eliminazione del codazzo nevrotico", prevedendo che di lì in avanti la situazione sarebbe andata incontro al miglioramento. Il giorno successivo Charles Mitchell, direttore della National City Bank, tra i massimi responsabili della speculazione selvaggia che aveva interessato gli ultimi anni, dichiarò che le condizioni del mercato erano "fondamentalmente sane" e invitava a guardare positivamente al futuro, auspicando che la situazione di tranquillità si sarebbe automaticamente ripristinata.
Il mercoledì 23 fu un'altra giornata di nervosismo sul mercato. Quel giorno si vendettero circa 2.600.000 azioni, nell'ignoranza peraltro di moltissimi risparmiatori (così come era stato il lunedì), a causa del ritardo nella registrazione delle contrattazioni da parte del ticker (macchina che comunicava le quotazioni e le contrattazioni dei titoli e il loro volume). Alla fine della giornata aumentò vertiginosamente il numero delle richieste di aumento degli scarti di garanzia. Ai comuni investitori si richiedevano maggiori garanzie collaterali (come conseguenza della caduta del valore del titolo a riporto, che non costituiva più garanzia sufficiente a coprire il prestito con cui lo si era acquistato) e dunque, in definitiva, più soldi per la speculazione.
Giovedì fu il primo di una serie di giornate rovinose per il mercato azionario. Furono 12.894.650 le azioni che cambiarono di mano, a prezzi via via più bassi, gettando nella disperazione molti risparmiatori e investitori. La seduta era iniziata in modo tranquillo, ma i prezzi dopo qualche ora presero a scendere a perpendicolo e alle 11,00 si era diffuso un clima di paura, talché nessuno più comprava. Mezz'ora dopo il mercato era in preda alla psicosi, si verificarono vere e proprie vendite da panico (panic selling), negli ambienti dello Stock Exchange, sede della borsa valori, si respirava un'aria di profondo nervosismo, mentre già si diffondeva la voce che undici noti speculatori si fossero tolti la vita.
Al termine di una riunione negli uffici della J.P. Morgan & C il 25 ottobre, in cui si erano riuniti tra i più importanti banchieri newyorkesi, Thomas W. Lamont, numero uno della Morgan, incontrando i gionalisti si mostrò rassicurante lasciando capire che i grandi banchieri sarebbero intervenuti per calmierare la discesa dei prezzi. Quel giorno Richard Whitney, incaricato della Morgan e futuro capo della borsa di New York, acquistò alcuni pacchetti di azioni all'ultimo prezzo di vendita per sollecitare ottimismo.
Dopo una lieve ripresa nel fine settimana, si giungerà così al martedi 29 ottobre, il giorno più rovinoso di tutta la storia dei mercati azionari. L'indice delle quotazioni crollò di ben 43 punti (quasi il 13% del valore del mercato).

venerdì 18 maggio 2012

Ted.com un mondo nella rete!


Suggerisco di visualizzare alcuni video sul sito Ted.com, un sito molto interessante che spazia su ogni tipo di argomento.
In particolare consiglio il "Joseph Pine su ciò che i consumatori vogliono " in cui

Michael Norton condivide un'affascinante ricerca su come il denaro può, anzi comprare la felicità.

sabato 12 maggio 2012

Le Repubbliche Marinare



La definizione di repubbliche marinare, nata nel 1800, si riferisce ad alcune città costiere, soprattutto italiane, che nel Medioevo, dopo il X secolo, godettero di un'autonomia politica basata su una prosperità economica dovuta alle loro attività marittime.
Dal secondo dopoguerra la definizione è in genere riferita in particolare alle quattro città italiane i cui stemmi sono riportati nella bandiera della Marina Militare: Amalfi, a parlare di quattro repubbliche marinare.
In realtà, una città può essere annoverata tra le repubbliche marinare quando possedeva le seguenti caratteristiche: godere di indipendenza (governo autonomo sotto forma di repubblica oligarchica), avere una propria moneta accettata in tutto il Mediterraneo, aver partecipato alle crociate, possedere una flotta di navi, avere fondaci, "consoli delle nationes" che ne curassero gli interessi commerciali nei porti mediterranei. Fra le repubbliche marinare si possono quindi ricordare anche Ancona, Gaeta, la repubblica dalmata di Ragusa, Trani e Noli. In alcuni momenti storici esse ebbero un'importanza non secondaria rispetto ad alcune delle quattro più note.
In realtà, una città può essere annoverata tra le repubbliche marinare quando possedeva le seguenti caratteristiche: godere di indipendenza (governo autonomo sotto forma di repubblica oligarchica), avere una propria moneta accettata in tutto il Mediterraneo, aver partecipato alle crociate, possedere una flotta di navi, avere fondaci, "consoli delle nationes" che ne curassero gli interessi commerciali nei porti mediterranei. Fra le repubbliche marinare si possono quindi ricordare anche Ancona, Gaeta, la repubblica dalmata di Ragusa, Trani e Noli. In alcuni momenti storici esse ebbero un'importanza non secondaria rispetto ad alcune delle quattro più note.a parlare di quattro repubbliche marinare.
In realtà, una città può essere annoverata tra le repubbliche marinare quando possedeva le seguenti caratteristiche: godere di indipendenza (governo autonomo sotto forma di repubblica oligarchica), avere una propria moneta accettata in tutto il Mediterraneo, aver partecipato alle crociate, possedere una flotta di navi, avere fondaci, "consoli delle nationes" che ne curassero gli interessi commerciali nei porti mediterranei. Fra le repubbliche marinare si possono quindi ricordare anche Ancona, Gaeta, la repubblica dalmata di Ragusa, Trani e Noli. In alcuni momenti storici esse ebbero un'importanza non secondaria rispetto ad alcune delle quattro più note.
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Il commercio nel Medioevo


Il Medioevo non fu affatto un periodo buio, ma al contrario fu un epoca in cui i commerci, soprattutto marittimi, ebbero uno sviluppo eccezionale! e non fu certo l'Islam a bloccare la continuità commerciale del Mediterraneo.
Possiamo infatti considerare in parte errata la teoria di Henri Pirenne riguardo la stagnazione dei commerci tra le sponde del Mare Nostrum dopo l'affermazione dell'Islam nel suo massimo splendore.
Importantissimi furono i contatti che ebbero le principali città marinare(Genova, Pisa, Venezia, Barcellona) con la costa dell'Africa settentrionale e con il medio Oriente.
I principali porti Islamici ( importanti per la loro posizione strategica per le rotte commerciali e per ricchezza di prodotti) erano Ceuta, Tunisi, Algeri,Bugìa e Alessandria , in cui le città Cristiane istituivano dei Fondaci (colonie commerciali) dopo aver stipulato patti di alleanza e trattati commerciali che venivano aggiornati e riconfermati ogni 10 anni minimo fino ad un massimo di 30.
I trattati stipulati permettevano alle due parti di creare Fondaci all'interno delle città dell'altro, e godere così di speciali privilegi che avrebbero permesso ai mercanti inviati di ottenere immense ricchezze e ottenere a volte il monopolio di alcuni e pregiati prodotti che potevano essere : l'Oro in primis, il sale, la frutta secca(aveva un valore altissimo nel Medioevo, e addirittura veniva usata per scambiarla con l'oro), il corallo e le tinte per tingere i vestiti.
L'importazione dell'oro in occidente permise all'economia Europea di riprendersi e di rifiorire.
L'oro proveniva dall'Impero del Ghana(al tempo situato in Sudan),e veniva portato nei porti delle città del Magreb attraversando prima la foresta (veniva trasportato con dei cesti messi sulla testa degli abitanti locali) e poi il deserto del Sahara.
La mancanza dell'oro in Europa costrinse questa ha comprarlo da fuori.
La prima moneta di grande valore ad essere coniata in oro nel medioevo Europeo fu il Fiorino che era una moneta molto grande e pesante che consentiva a Firenze di attuare una politica commerciale intensissima!
La testimonianza fu il viaggio commerciale intrapreso dal diplomatico Luca De Maso degli Albizzi, che partito dal porto di Pisa con 2 grandi galee arrivò nei porti delle Fiandre effettuando numerosissime soste durante il viaggio(solo all'andata fece piu di 30 soste in altrettanti porti)(anche perchè le navi difficilmente viaggiavano di notte) per commerciare e intrecciare rapporti diplomatici con le città portuali lungo il tragitto.
Il trattato piu antico fu istituito da Pisa nel 1157 con Algeri , assicurandosi così il monopolio del commercio del corallo algerino, richiestissimo in tutta Europa.
Come dicevo prima, il vecchio continente era privo di miniere d'oro, ma erano floride le miniere di argento che però da sole non bastavano a sviluppare un'economia di tipo commerciale.
Per questo bisogna aspettare il XII secolo per veder riprendere l'economia di tutta l'Europa, perchè ritorna presente l'oro, e di conseguenza si sviluppano i commerci a lungo raggio che erano scomparsi dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente.