Translate

mercoledì 30 maggio 2012

I Fenici e il commercio della porpora

I Fenici furono un popolo originariamente insediatosi sulle coste orientali del mar Mediterraneo, nei pressi dell'attuale Libano, e del quale si ha notizia fin dal XXI secola a.C..La civiltà fenicia viene ricollegata ai Cananei dell'antica Palestina, che abitarono nel sud della stessa regione, essendo nei fatti i fenici indistinguibili per lingua (se non per variazioni dialettali) e cultura dal resto dei popoli cananei.
Essi furono soprattutto un popolo di navigatori: conoscevano e sapevano tracciare le rotte ed erano in grado di navigare di notte, prendendo come riferimento la Stella Polare. Praticavano la navigazione sottocosta, per poter attaccare i nemici in caso di difficoltà, fare rifornimento di acqua dolce e viveri e commerciare con le popolazioni locali.Essi commerciavano di tutto dalla Porpora, una loro invenzione, ai metalli fino ad arrivare anche al commercio degli schiavi, infatti, fu la prima civiltà a commerciare schiavi in tutto il Mediterraneo. Inoltre essi furono i primi a commerciare i METALLI (oro, argento, rame, stagno, ferro,per le armi, bronzo). La loro rete di scambi, che all'inizio non andava più in là dell'Egitto e delle Mesopotamia, si allargò progressivamente, di pari passo con i progetti tecnici nella costruzione delle imbarcazioni e nella navigazione. Le loro navi arrivavano a superare anche lo stretto di Gibilterra, da un lato, le coste africane bagnate dall'Atlantico dall'altra, probabilmente raggiungendo anche le coste Britanniche. Questo favoriva un grande sviluppo della società sotto tutti i punti di vista, perchè si arricchivano. non era una società chiusa perchè commerciavano e quindi erano sempre in contatto con nuove popolazioni. acquisirono nuove nozioni che non solo servirono per le comunicazioni ma servirono anche per uso bellico (come l'invenzione della prima nave da combattimento).
Le campagne producevano beni di sussistenza, la città invece era la sede di attività commerciali, politiche, artigianali…
Una preziosa risorsa del commercio fenicio era il legname: i cedri del libano erano preziosi, e molto ambiti dagli Egiziani, che si rifornivano stagionalmente nei porti fenici. Era un commercio molto redditizio perché in cambio ricevevano molti beni destinati al mercato nazionale e internazionale. E’ nella fase di transizione tra Bronzo Recente e inizio del Ferro che il commercio marittimo si sviluppa in tutto il mediterraneo, poiché sono alla ricerca di nuovi mercati e nuove fonti di metallo, ferro in particolare.
La tipica nave mercantile fenicia è chiamata gaulos, è spinta da una sola vela rettangolare e può portare massimo una ventina di persone.

Il commercio della porpora
Tra gli apprezzati prodotti dell'artigianato fenicio, i più famosi erano forse le stoffe tinte in color rosso porpora. I Fenici avevano raggiunto una notevole perizia nell'arte della tintura, e i tessuti così tinti erano apprezzati a tal punto da divenire indice di ricchezza e raffinatezza. L'industria della porpora ebbe una tale importanza economica e storica, che con il colore del prodotto (phoinix=rosso) si connotò il nome stesso dei Fenici. Era una attività rivolta alla tintura indelebile, e perciò pregiata, di stoffe di lana o lino, che utilizzava un pigmento ottenuto da molluschi del genere murex, reperibili nei bassi fondali delle coste del Mediterraneo. La città di Tiro primeggiava in questa attività: come ricorda Plinio il Vecchio "A Tiro si trova la migliore porpora dell'Asia". La scoperta della porpora era narrata da un mito. Melquart (equivalente al greco Eracle), fondatore e dio della città di Tiro, inventò questo procedimento di tintura per fare un dono ad una ninfa di nome Tiro. Essa, durante una passeggiata lungo la spiaggia aveva ammirato il colore sprigionato dal succo di un mollusco e aveva rifiutato la proprie grazie al dio fino a quando non le avesse fatto dono di una veste di quel colore. Ma come si arrivava al pigmento per tingere le stoffe? Le modalità di lavorazione erano le seguenti. Dopo avere pescato i molluschi, forse con nasse, questi venivano messi in ampie vasche; infrante le conchiglie che ricoprivano i molluschi, essi subivano in processo di macerazione, durante il quale si otteneva il pigmento. A questo punto si diluiva il colore con acqua di mare, a seconda dell'intensità della gradazione desiderata, dal rosso cupo al violetto. Gli scavi hanno messo alla luce, alla periferia di centri urbani fenici, enormi cumuli di gusci infranti, i resti della lavorazione della porpora, che avveniva fuori degli abitati per il cattivo odore emanato dal prodotto durante le prime fasi della lavorazione. Per tutto il mondo classico la porpora e le stoffe così tinte rimasero connesse con l'immagine del lusso e del potere civile e religioso, di cui furono il simbolo. Nella prima età imperiale romana la porpora, anche per i suoi altissimi prezzi, era riservata agli imperatori, ai senatori e ai sacerdoti. Il suo fascino rimase intatto per secoli, fino alle ultime fasi del mondo antico quando ormai era riservata solo all'imperatore e alla sua famiglia. L'imperatore d'Oriente Teodosio II (401-450 d.C.), come si legge nel suo famoso codice, stabilì l'invio di funzionari presso le manifatture di porpora fenicie per vigilare contro ogni frode, perché "Ogni persona, di qualsiasi sesso, rango, mestiere, professione o famiglia dovrà astenersi dal possedere quel genere di prodotto, che è riservato solo all'Imperatore e alla sua Famiglia.

2 commenti:

  1. Articolo molto interessante!
    www.fgsrottami.it

    RispondiElimina
  2. il commercio dell'uomo schiavo continua ancora con ogni regime politico e religioso Perché ragioniamo su questo per comprendere senz proclami inutili il presente orrendo che noi europa abbiamo anticipato.

    RispondiElimina